Operazione Condor: ventiquattro ergastoli sacrosanti

di Fabio Marcelli.

Come affermato dall’avvocato Arturo Salerni, «La pronunzia della giustizia italiana sulla vicenda dei desaparecidos in America Latina – e sul patto criminale tra le dittature del Sudamerica negli anni Settanta – costituisce una pagina storica sul terreno della verità e giustizia nei confronti di crimini contro l’umanità. Si conclude così un percorso durato anni in cui sono state ricostruite le tragiche vicende di sequestri, torture, omicidi, sparizioni di cadaveri, rapimenti di bambini, perpetrati in danno di una intera generazione di oppositori politici e di militanti sociali e sindacali». L’azione giudiziaria promossa da associazioni come la 24marzo ONLUS, Progetto Diritti ed altre, ha avuto il merito di scavare, per oltre vent’anni, nella memoria di orrendi crimini, mettendo a nudo responsabilità e complicità.

Il chiavistello giurisdizionale che ha consentito alla giurisdizione italiana di intervenire è stato quello della cittadinanza italiana di talune vittime della repressione. Per quanto riguarda Il Cile si è trattato del capo della scorta di Salvador Allende, il giovane militante socialista Montiglio, del dirigente comunista Donato, del militante del MAPU Maino e del sacerdote militante del MIR, Venturelli. Altre vittime di nazionalità italiana hanno ricevuto giustizia mediante la condanna al carcere a vita dei loro assassini, tra i quali l’ex militare Troccoli.

La recentissima decisione della Cassazione del 9 luglio 2021 ha reso definitive le condanne all’ergastolo nei confronti di quest’ultimo e di altri dodici militari uruguyani (Arab Fernández, Gavazzo Pereira, Larcebeau Aguirregaray, Mato Narbondo, Maurente Mata, Medina Blanco, Ramas Pereira, Sande Lima, Silveira Quesada, Soca, Vázquez Bissio, Blanco), di un boliviano (Arce Gomez),di tre peruviani (Morales-Bermúdez, Cerruti, Francisco Ruiz Figueroa, Martínez Garay) e di sette cileni ( Ramírez Ramírez, Ahumada Valderrama, Espinoza Bravo, Aguirre Mora, Luco Astroza, Moreno Vásquez, Vásquez Chauan).

Il valore di questa benemerita attività giurisdizionale è enorme da vari punti di vista. Innanzitutto perché essa contribuisce alla repressione di orrendi delitti consumati nell’arco di molti anni contro persone catturate, torturate, uccise e fatte sparire nell’ambito di un ampio disegno concepito dai vertici politici e militari dei Paesi del Cono Sud dell’America Latina (Argentina, Cile, Bolivia, Perù, Uruguay, Paraguay e Brasile) in combutta cogli organi di intelligence e i responsabili del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America, primo fra tutti Harry Kissinger. La strategia criminale nel cui ambito sono stati eseguiti gli orrendi delitti è stata quindi concepita ad altissimo livello e vi sono vari indizi che portano ad ipotizzare come essa sia stata l’altra faccia delle stragi, tuttora in buona misura impunite, che hanno colpito nello stesso arco temporale e in particolare nel decennio degli anni Settanta, anche l’Italia. Figure come il Venerabile piduista Licio Gelli.ma anche vari esecutori minori situati al livello della manovalanza fascista, erano del resto in ottime relazioni colla generazione dei carnefici in uniforme dell’America Latina, ai quali li accomunava il comune impegno contro il comunismo e per la salvaguardia dell’alleanza occidentale, che del resto ispiravano (e continuano ad ispirare) anche Kissinger e i governanti statunitensi in genere.

E qui veniamo al secondo grande motivo di grande importanza della oramai ricca ed articolata giurisprudenza italiana in materia di crimini contro l’umanità di militari e politici latinoamericani. Si tratta del fatto che, come dimostrato dalla feroce repressione antipopolare portata avanti dalla presidentessa boliviana golpista Añez, oggi giustamente processata per tale motivo nel suo Paese, da quella compiuta dal presidente cileno Piñera contro il movimento popolare, per la quale egli e vari responsabili politici e militari del suo governo sono stati deferiti alla Corte penale internazionale, e più ancora da quella ferocissima in corso in Colombia da parte del regime di Duque e Uribe, che ha fatto almeno 72 vittime civili e numerosi desaparecidos ed è anch’esso oggi sotto processo all’Aja,  il fenomeno dei crimini contro l’umanità è ancora purtroppo di stretta attualità nel continente americano.

Oggi come ieri tali crimini vengono compiuti da personaggi legati a filo doppio al governo statunitense e ale multinazionali, che non arretrano di fronte a nulla pur di potere garantire, contro ogni sacrosanta ribellione popolare, la continuità del dominio del capitale e dell’impero. Di fronte a crimini così orrendi è d fondamentale importanza che gli apparati giurisdizionali dello Stato di diritto reagiscano comminando, sia pure ad almeno quarant’anni e più di distanza, pene esemplari. Ed è bene che si dispieghi, nella massima misura possibile e colla massima tempestività possibile, la sussidiarietà esistente e prevista tra l’azione delle Corti nazionali dei vari Paesi e quella delle Corti internazionali.

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