Lula ha vinto, ma il difficile comincia ora

La vittoria di Lula alle elezioni brasiliane è stata indiscutibile e per oltre due milioni di voti. Ma, come prevedibile, Bolsonaro e i suoi seguaci, ancora sotto shock, minacciano fuoco e fiamme. L’idea è quella di scimmiottare il tentativo fatto da Trump all’indomani delle elezioni presidenziali statunitensi coll’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2020, anche se non è ancora chiaro se Bolsonaro proverà a incamminarsi sulla strada dell’eversione aperta e del colpo di Stato, ovvero si limiterà a un’opposizione, sia pure durissima, come annunciato dalla sua seguace Carla Zambelli.

Intanto i camionisti che lo appoggiano hanno bloccato le autostrade invocando l’intervento dell’esercito. Ai militari però non conviene scendere apertamente in campo a favore di un personaggio discreditato come Bolsonaro, verso il quale, sebbene li abbia riempiti di soldi, incarichi e prebende, hanno sempre mantenuto un certo atteggiamento di distacco.  E non siamo più negli anni Sessanta. La Corte Suprema ha immediatamente proclamato la vittoria di Lula, mentre erano decine e decine di migliaia i manifestanti riunitisi a Sao Paulo per festeggiare il loro leader assurto per la terza volta alla presidenza dell’enorme e popolosissimo Paese. Sul piano internazionale (Felicitan a Lula da Silva tras victoria electoral en Brasil) le felicitazioni sono pervenute a Lula da ogni parte del mondo, dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Cina a tutti i principali Paesi europei (non pervenuti Meloni e Tajani, non si capisce se per irrilevanza geopolitica, confusione mentale o residui di bolsonarismo, evidentissimi sia nella Lega che in Fratelli d’Italia). Ed ovviamente tutti, nessuno escluso, i governi dell’America Latina, ovviamente felici di tornare ad avere finalmente un interlocutore valido nel principale Paese dell’area.

Il mandato di Bolsonaro è stato contrassegnato dalla nullità assoluta sul piano dei rapporti internazionali e da un grave arretramento dei diritti sociali, soprattutto quello alla salute. In questo senso Bolsonaro ben merita il processo per crimini contro l’umanità che gli sarà intentato per la sua condotta scandalosa in relazione alla pandemia COVID. Sì è trattato infatti di una sottovalutazione dolosa dei pericoli connessi alla diffusione del virus, che si accompagnava alla malcelata soddisfazione per il fatto che questo ripulisse la popolazione brasiliana, eliminando vecchi, poveri, afrodiscendenti ed indigeni, che nell’ottica nazineoliberista di Bolsonaro rappresentano un peso per la società e per lo Stato. Un’altra questione cruciale sulla quale il ritorno di Lula ci porterà grandi vantaggi e progressi è quella del cambiamento climatico. Anche questo fenomeno è stato oggetto di rozzo e brutale negazionismo da parte di Bolsonaro, che ha incentivato la distruzione dell’Amazzonia, polmone verde del pianeta, insieme al massacro delle tribù indigene che abitano in questa ed altre parti del Brasile. Bloccare la devastazione dell’Amazzonia, data da Bolsonaro in balia degli spiriti animali della piccola e piccolissima impresa individuale dei garimpeiros, è oggi indispensabile ed urgente per evitare che l’umanità intera debba soffrire le conseguenze nefaste del cambiamento climatico, dall’ insopportabile calore estivo alla siccità, dalle sempre più frequenti inondazioni alla sommersione di territori sempre più vasti.

Anche la comunità internazionale e il necessario pluralismo al suo interno saranno certamente rafforzati dalla vittoria di Lula, che apre nuove prospettive al rilancio dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), cui stanno aderendo sempre nuovi Paesi e che rappresentano oggi un’alternativa concreta al rovinoso declino statunitense e al penoso nulla dell’Unione europea.  E’ oggi molto importante che gli Stati emergenti, organizzati nei Brics, esercitino tutta la pressione necessaria per il cessate il fuoco e una soluzione pacifica e negoziata del conflitto ucraino, piegando le resistenze della NATO e degli Stati Uniti che vogliono continuare la guerra a tempo indefinito per continuare a lucrare gli enormi vantaggi politici ed economici che ne traggono, anche a costo di rischiare la guerra nucleare e l’annientamento dell’umanità.

Su tutti questi piani (nazionale, regionale, globale) la vittoria di Lula e del popolo brasiliano è stata un fatto davvero epocale. Li ringraziamo per questo e saremo al loro fianco per sventare, colla forza tranquilla delle masse, ogni tentativo di rivincita e ogni colpo di coda del fascismo bolsonarista e dei suoi alleati.

Fabio Marcelli

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