Nicaragua, aggiungendo sovranità
di: Fabrizio Casari.
Facendo seguito a quanto già annunciato il 21 Novembre del 2021, il Nicaragua cessa di far parte dei paesi componenti la OEA. In un comunicato dai toni duri e perentori, Managua rende noto che per rendere operativa la decisione sono state ritirate le credenziali dei diplomatici Orlando Tardencilla, Ivan Lara e Michel Campbell, che rappresentavano il paese centroamericano presso l’OSA e che il Nicaragua “cessa da oggi di far parte dell’inganno di questa mostruosità, si chiami Consiglio Permanente, Commissione Permanenti, Riunioni, Convegni delle Americhe”. Tanto per essere chiara, Managua informa poi che non essendo più presente in nessuno degli uffici dell’organizzazione, di conseguenza, non vi sarà necessità della sede dell’OSA a Managua. Quella esistente è già stata chiusa.
La decisione di uscire da un consesso che, in sfregio ad ogni decenza, interferisce continuamente negli affari interni nicaraguensi, benché non sia affatto sede di giurisprudenza internazionale, è apparsa opportuna quanto non rinviabile. I tentativi della Colombia di utilizzare l’OSA per non rispettare la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia de L’Aja e l’operazione ostile che vedrebbe il prossimo Vertice delle Americhe convocato dagli USA con l’esclusione di Cuba, Nicaragua e Venezuela sono alcuni degli elementi che hanno spinto il governo nicaraguense ad accelerare ulteriormente le procedure già in corso per l’abbandono della porcilaia. I due anni previsti dallo statuto OSA per rendere effettiva la decisione di uscirne fanno riferimento solo a obblighi di natura finanziaria che Managua ha sempre rispettato e riferiscono di blocco dei prestiti concessi nell’ambito dell’istituzione, che però non riguardano il Nicaragua che, anzi, di tutti i membri OSA è tra quelli che presentano i migliori indici economici. Dunque, con la decisione di ieri, semplicemente Managua si sfila da una congrega inutile ad ogni fine di pace e cooperazione e funzionale solo alle aggressioni politiche imperiali per mezzo delle servitù continentali.
Il Nicaragua si aggiunge così al Venezuela e Cuba nell’abbandono e nel conseguente disconoscimento dell’OSA come entità politica di rappresentanza del continente latinoamericano. Lungi dall’osservare quanto statutariamente previsto, la OSA è infatti uno strumento dell’aggressione ai paesi progressisti e socialisti dell’intera America Latina, una sorta di ufficio per l’America Latina del Dipartimento di Stato USA, destinato al coinvolgimento diretto dei paesi membri nella realizzazione della politica statunitense a livello continentale.
Nel comunicato diffuso ieri, il governo Sandinista ricorda che “non essendo il Nicaragua colonia di nessuno, non ha senso la sua appartenenza al Ministero delle Colonie, come ebbe a definirlo con efficace sintesi il Comandante Fidel Castro.
Lo scontro tra l’OSA e il governo nicaraguense, già in vigore da diversi anni, aveva subito una ulteriore impennata a seguito della campagna statunitense contro Nicaragua, Venezuela, Cuba e Bolivia iniziata da Trump e proseguita con Biden ed aveva avuto la sua ricaduta sul rifiuto da parte del Nicaragua ad accettare l’osservazione elettorale dell’OSA, degli USA e della UE.
La decisione di non invitare l’OSA nel ruolo di osservatore elettorale ebbe diverse spiegazioni e tutte molto convincenti. Fu conseguente ad una dichiarata e manifesta ostilità preconcetta e strumentale, priva di qualsiasi argomentazione di merito, che vede il governo nicaraguense oggetto di attacchi reiterati quanto ingiustificabili sotto il profilo del Diritto e dello stesso statuto OSA. E comunque l’OSA aveva già deciso, prima ancora che e elezioni si svolgessero, che non ne avrebbe riconosciuto l’esito. Dunque cosa avrebbe dovuto osservare?
Il crescendo di interferenze dell’organismo, che aveva trasformato il Nicaragua da paese membro a bersaglio di attacchi politici ordinati da Washington, non poteva essere tollerato. L’OSA, che non ha mai fatto mistero di essere schierata con i golpisti, sembrava sempre più convinta di poter esercitare una influenza politica sul Paese, tentando di porsi come interlocutore insuperabile sul piano legislativo, normativo e regolamentare dell’intero processo elettorale. Una appropriazione indebita di sovranità nazionale nicaraguense che mai ed a nessuno il governo sandinista avrebbe concesso.
Sin dalla sua fondazione, l’OSA si è rivelata una istituzione impegnata a sostenere il sistema di controllo statunitense sul continente. Non vi è infatti nessuna delle aggressioni militari statunitensi – dirette ed indirette – all’insieme dell’America Latina che l’OSA non abbia sostenuto, impegnandosi anzi nel dargli una sorta di avallo politico-giuridico continentale. Più che un organismo multilaterale continentale, l’OSA continua ad essere l’ufficio stampa, il collegio di difesa e il retroterra politico del dominio politico-militare statunitense sull’intera America.
Con Almagro come Segretario Generale ha compiuto il definitivo salto di piano, passando da sostegno e retroterra dell’iniziativa statunitense ad agente diretto, da truppa di complemento a protagonista primario della destabilizzazione e del golpismo, che da sempre rappresentano il volto autentico della presenza statunitense in America Latina.
Indicativa del nuovo protagonismo della gestione Almagro è stata la crociata contro il Venezuela, dove l’ex esponente del Frente Amplio uruguayano ebbe a dire che non poteva scartarsi l’opzione di intervento militare contro Caracas. La gestione del dossier Venezuela in combutta con Washington e l’ultradestra venezuelana, assistiti sul terreno dal narco-stato colombiano, ha raccolto insuccessi a ritmo continuo. Esemplificativo di questo nuovo ruolo di interventi diretti dell’OSA è stato il ruolo di protagonista assoluta nel colpo di stato in Bolivia, che strappò ad Evo Morales la legittima vittoria per consegnare alla impresentabile Anez il governo della nazione andina.
Nel caso del Nicaragua, il ruolo di contrappeso politico al governo si è andato manifestando progressivamente, con i tempi delle sue esternazioni dettati dallo spartito statunitense posizionandosi nella mattonella che gli USA gli hanno assegnato, ovvero quella di sostegno al golpismo.
L’identificazione col latifondo reazionario da parte dell’OSA è stato esemplificato con l’assegnazione del ruolo di interlocuzione politica con i golpisti, avvenuto attraverso incontri con tanto di foto in abbracci del segretario generale. Ma per il ruolo che ricopre Almagro avrebbe dovuto rifiutare l’incontro, essendo le istituzioni ed il governo di ogni paese l’interlocutore e il referente della relazione con la OSA, non l’opposizione ad esso, a maggior ragione se golpista.
Quell’immagine aveva uno scopo preciso: l’avallo politico del golpismo e, di converso, il rifiuto del sostegno al governo nicaraguense. Ufficializzava la trasformazione dell’OSA da organismo multilaterale, del quale il governo del Nicaragua era membro, in nemico politico. Un tradimento della lealtà interna all’organismo e del suo stesso ruolo di garante dell’ordine costituzionale interno ad ogni singolo paese, come previsto precisamente nel trattato che istituisce l’OSA. A maggior ragione quando si vincola l’azione dell’organismo alla difesa della costituzionalità di ogni paese.
Nel corso dei mesi la presa di posizione di Almagro si è andata radicalizzando, proponendo in reiterate occasioni la discussione sul Nicaragua in sede OSA, che ha così perso ogni treno in direzione di una riabilitazione della sua immagine ormai completamente priva di prestigio e credibilità.
Come già con il Venezuela prima, la provocazione incessante nei confronti del Nicaragua, ha trasformato l’OSA a una versione ampia del Gruppo di Lima. Aver anche solo pensato di poter minacciare il governo Sandinista è indice di ignoranza storica prima che di incompetenza politica. Il Nicaragua Sandinista, capace di opporre la sua sovranità e indipendenza alle minacce dell’impero, certo non accetta di discuterle con i suoi funzionari locali. Senza l’OSA il Nicaragua è più di se stessa. Senza il Nicaragua l’OSA è ancor meno di quel poco che era.