Sciacalli sul Venezuela
di Fabio Marcelli.
“Sciacalli che lo sciacallo schiferebbe, Sassi che il cardo secco sputerebbe dopo morsi, Vipere che le vipere odierebbero!” recita una filastrocca di Pablo Neruda. Mi pare che tali definizioni si attaglino bene a coloro che, freddamente e con criminale premeditazione vorrebbero approfittare del momento attuale per assestare un colpo definitivo al governo bolivariano del Venezuela.
Sembra davvero incredibile che, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, qualcuno possa arrivare a concepire un disegno del genere. Sembrerebbe pressoché scontato che, nel momento in cui un virus micidiale di cui sono ancora sconosciute varie caratteristiche sta mietendo centinaia di migliaia di vittime in tutto il mondo (238.730 accertate a oggi 3 maggio, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità), tutti gli Stati dovrebbero sospendere ogni ostilità e mettersi a lavorare in modo coordinato e cooperativo per fronteggiare e sconfiggere il pericoloso morbo. In questo senso si è pronunciato, fra gli altri, anche il Segretario generale delle Nazioni Unite.
E qualunque persona un minimo dotata di buon senso dovrebbe essere d’accordo.
C’è invece chi intende approfittare della situazione per raggiungere i suoi scopi, ovvero restaurare il dominio imperiale sugli Stati indipendenti e sovrani che non intendono sottomettersi alle pretese di Washington.
A tale fine non basta continuare ed inasprire le sanzioni genocide che impediscono al Venezuela, a Cuba, al Nicaragua e ad altri Stati di dotarsi dei mezzi minimi per contrastare il virus e garantire il soddisfacimento dei diritti essenziali delle rispettive popolazioni.
Vengono anche tentate aggressioni armate, come quella attuata, questa mattina, da un commando di terroristi evidentemente al soldo del governo statunitense che hanno tentato di sbarcare in Venezuela dal lato della frontiera marittima colla Colombia, nella regione di confine della Guajira.
La finalità dei terroristi era quella di attentare alla vita di componenti del governo venezolano. Sono stati intercettati grazie a un decisivo lavoro di intelligence svolto dagli organismi bolivariani competenti in materia. È possibile che ci siano altri tentativi e le autorità venezolane hanno chiamato tutto il popolo a vigilare attentamente rivelando ogni movimento, attività e presenza sospetta.
La prova della complicità degli Stati Uniti con l’azione terroristica è data dal fatto che tra i superstiti del commando che sono stati catturati figura anche un funzionario della DEA (Drug Enforcement Administration) struttura del governo di Washington che dovrebbe occuparsi di lotta al narcotraffico e che serve invece a pianificare e portare a termine tentativi di destabilizzare i governi che gli Stati Uniti vorrebbero rovesciare.
Una sorta di Baia dei porci in sedicesimo, verrebbe da dire. Come allora, anche stavolta i mercenari terroristi sono stati sgominati in breve tempo dall’efficace reazione delle forze bolivariane che ha consentito l’uccisione di taluni dei terroristi e la cattura degli altri. Evidentemente le lezioni della storia non servono a nulla al governo statunitense ed anche Trump ora ha avuto la sua piccola Baia dei Porci.
Bisogna però, specie in un momento come questo, tenere ben alta la guardia e pronta la vigilanza, dato che l’attacco potrebbe costituire un ballon d’essai in vista di azioni più ampie e massicce, tenendo conto anche del fatto che non sono poche le navi da guerra statunitensi che incrociano al largo delle coste venezolane, col pretesto della lotta al narcotraffico o altri.