Incontro con Monica Robelo Raffone, Ambasciatrice in Italia del Nicaragua

In occasione del centoventicinquesimo anniversario della nascita di Augusto Cesar Sandino una delegazione di Patria Grande, Patria Socialista, Associazione nazionale Italia-Cuba e Gruppo d’Iniziativa Giuridica Internazionale ha incontrato l’ambasciatrice del Nicaragua in Italia, Monica Robelo Raffone e le ha consegnato una lettera nella quale si ribadisce la solidarietà al popolo e al governo nicaraguense e l’impegno comune per una società più giusta.

L’esempio del Nicaragua sandinista è oggi più e valido che mai. Nei quaranta e più anni trascorsi dalla rivoluzione il Nicaragua ha percorso un cammino contrassegnato dalla piena affermazione della sovranità nazionale e popolare e dalla concretizzazione di importanti diritti sociali per il suo popolo.

Quella che era una Repubblica delle banane totalmente asservita al dominio statunitense e sottoposta alla tirannia di un dittatore atroce e disumano come Somoza è oggi uno Stato che registra elevati livelli di democrazia partecipata ed è parte integrante delle alleanze progressiste esistenti a livello latino-americano, quali l’ALBA e la CELAC.

Il Nicaragua sandinista si è liberato con l’insurrezione armata dalla tirannia sanguinaria del servo di Washington Somoza ed ha saputo costruire uno Stato democratico con e per tutto il popolo.  Per questo ha subito una feroce aggressione da parte degli Stati Uniti, i quali negli anni Ottanta bloccavano i porti nicaraguensi e finanziavano la sovversione e il terrorismo interno della cosiddetta contra, che costava numerose vittime. Questa aggressione diretta e indiretta costituiva un’evidente violazione del diritto internazionale, come accertato dalla Corte internazionale di giustizia nella sua storica sentenza del 1986.

Al risarcimento che la Corte attribuiva al Nicaragua rinunciava anni dopo, con un atto illegittimo e invalido sul piano del diritto internazionale, il governo della Chamorro che per un breve periodo, approfittando della destabilizzazione fomentata dagli Stati Uniti mediante l’appoggio a tutti i livelli alla contra, aveva ripreso in mano le redini del Paese.

Oggi Trump ha ripreso la politica delle sanzioni illegittime, sperando di precipitare nuovamente il Nicaragua nel caos. Ma il popolo nicaraguense, come hanno dimostrato le elezioni presidenziali del 2016 e confermano tutti i più recenti sondaggi, continua a dare a grande maggioranza il suo consenso e il suo appoggio al governo sandinista e al suo presidente Daniel Ortega.

Trump vorrebbe oggi approfittare codardamente anche della pandemia di COVID, reclutando il virus tra le file dei mercenari ai suoi ordini, ma il Paese sta gestendo l’emergenza sanitaria in modo disciplinato, affidandosi a un sistema di capillare assistenza e prevenzione che ha consentito di contenere i contagi a un livello minimo, checché ne dica l’indegna campagna mistificatoria condotta da alcuni giornali con sommo sprezzo della verità e della dignità dell’informazione.

Sostenere senza esitazioni e compromessi il Nicaragua sandinista, oggi come ieri, rappresenta un atto doveroso e necessario per avanzare sulla strada della democrazia interna e internazionale e della costruzione del socialismo e di una nuova integrazione latinoamericana basata sulla cooperazione, la solidarietà e la ferma contrarietà ad ogni imperialismo.

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