I piani statunitensi per destabilizzare Cuba vanno avanti senza sosta

I piani statunitensi per destabilizzare Cuba vanno avanti senza sosta: un documento davvero interessante

I tentativi statunitensi di destabilizzare Cuba si succedono senza soluzione di continuità da oltre sessant’anni, mostrando peraltro una limitata fantasia e capacità d’innovazione. Uno strumento apparentemente nuovo, ma in realtà molto vecchio, è rappresentato dall’invenzione di una “società civile” del tutto fittizia, da organizzare, finanziare e vettovagliare abbondantemente per creare una finta opposizione al legittimo governo cubano sostenuto dal consenso della stragrande maggioranza del popolo cubano.

E’ interessante segnalare come uno degli ultimi stratagemmi in materia prevede la confezione di uno strumento di questo genere, replicabile a piacere in varie situazioni, il che evidentemente deriva dal fatto che sono sempre più numerosi, in America Latina, i governi che si rifiutano di seguire pedissequamente le direttive di Washington.

L’organizzazione non governativa argentina Cultura Democrática, ha quindi redatto di recente un documento dal titolo: “Apoyo a la Sociedad Civil cubana como método de presión a gobiernos totalitarios. Su posible aplicación a Bolivia“.

In tal modo tale organizzazione, il cui carattere non governativo è tutto da dimostrare, intende prendere due piccioni con una fava, “rivendendosi” in Bolivia un piano già applicato, peraltro con scarsissimo successo, a Cuba.

Un recente articolo del dottor José A. Amesty Rivera (ONG tarifada por EEUU, replica-inocula su veneno antirrevolucionario – SURCOSSURCOS (surcosdigital.com) presenta un’interessante analisi del piano in questione, che parte dal già rilevato interesse statunitense ad intervenire in vari Paesi latinoamericani, a fronte dell’epidemia di antiimperialismo che li sta contagiando.

L’intervento in questione si avvale per l’appunto di sedicenti organizzazioni non governative, replicando un modulo già applicato nell’Est europeo, consiste nella formazione di quadri, debitamente selezionati e foraggiati, che dovrebbero costituire, a Bolivia, come a Cuba e chissà in quante altre situazioni, la spina dorsale della restaurazione delle ragioni imperiali nei Paesi che hanno deciso di discostarsene.

Rinviamo per il resto alla lettura, davvero interessante, del documento ispiratore della citata organizzazione argentina, che molto opportunamente l’autore ha allegato al proprio articolo.

di Fabio Marcelli

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