Dino, il Nicaragua nel cuore

di Fabrizio Casari

Uno straordinario militante della causa sandinista, uomo vocato alla solidarietà assoluta e senza incertezze. Questo era Edoardo Vernerio, per tutti Dino, un compagno di lotte e di idee, di sogni e di fatiche, quello che davvero si definisce un hermano. Da più di 35 anni Dino era impegnatissimo con il Nicaragua. Strenuo difensore del governo rivoluzionario negli anni ’80, dopo la sconfitta elettorale del 1990, diversamente da chi fece un repentino ritorno alle amletiche incertezze codarde che si potevano ascoltare nella sinistra europea che cominciava a perdere il senso di sé, Dino decise di raccogliere l’invito del Comandante Daniel Ortega a “governare dal basso” e si rimboccò le maniche. Per tutti i sedici anni di governo liberista, che stremarono il Nicaragua, Dino continuò senza sosta il lavoro di sostegno materiale alle comunità rurali.

Sempre insieme a Gloria Chiaratti, sua compagna di sempre e per sempre, autentico motore di energia e organizzazione, Dino ha avuto nei progetti di sviluppo per le comunità rurali una sana ossessione. Tutti realizzati con la sua associazione, La Comune di Milano, fondata nel 1967, che portava il nome di Luigi Bottesini, uno dei primi internazionalisti italiani in Nicaragua morto a 44 anni, nel Gennaio del 1997.

Nella comunità El Bonete, nel Dipartimento di Chinandega, realizzò numerosi progetti come il Centro pre-scolare, il Centro di Salute, il Circolo ricreativo (che porta per l’appunto il nome di Luigi Bottesini) e la Biblioteca. Altri progetti sociali Dino e Gloria li realizzarono nelle comunità rurali nel Dipartimento di Jinotega, nel nord del paese. Dino non ebbe mai nemmeno un momento di incertezza nell’offrire tutta l’energia che aveva per difendere il paese centroamericano dalla furia liberista che, dopo il 1990, tentava di vendicarsi di una Rivoluzione che aveva consegnato terre e potere a chi mai aveva avuto né le prime né il secondo. Mai, nemmeno per un momento, la tentazione di ritrarsi, di leggere quel tempo come la fine di un progetto o di un sogno, perché il progetto lo metteva a terra e il sogno lo faceva volare.

Seppe leggere con acume politico l’operazione per distruggere dall’interno il Frente Sandinista operata da ex-sandinisti di “buona famiglia” e si schierò dalla parte giusta come destino imponeva, con quel sandinismo nato dal basso con cui si identificava e che aveva in Daniel Ortega e Tomas Borge i riferimenti principali.

Il ritorno al governo del Frente Sandinista significò per Dino una vittoria in più ed un impegno ancora maggiore: il Nicaragua andava ricostruito per intero, la furia devastatrice del neoliberismo aveva ridotto il paese, già povero, ad un immenso suolo di disperazione. E Dino, come sempre, rispose “Presente”.

Perché sebbene fosse giornalista di professione, Dino no aveva solo uno spirito solidale; era un militante internazionalista, ovvero individuava nelle comuni cause e nei comuni nemici ragioni e battaglie da impugnare per rendere migliore il mondo che lo circondava. Affezionarsi a Dino era quanto di più semplice: era un uomo con un grande cuore ed una forte passione politica, uno di quelli che se non trovi senti subito la mancanza.

Men che mai ebbe incertezze quando, nel 2018, il somozismo di ritorno tentò di sdradicare il sandinismo dal potere. Si battè contro quella sinistra che ha valori destra e si schierò a difesa del miglior governo della storia del Nicaragua e diede vita ad iniziative in diversi luoghi per raccontare la verità su un tentato colpo di stato dell’oligarchia e dell’impero che si voleva far passare per ribellione popolare.

Il Nicaragua, come l’Italia migliore, quella di chi non ha smesso di coltivare sogni e far crescere idee nel buio di questa notte profonda del pensiero, sentirà la mancanza di un uomo che ha passato la vita offrendosi senza mai chiedere, convinto che solo gli ultimi, dal basso, potranno far saltare i tavoli imbanditi dove si apparecchiano le ingiustizie. E Dino, piccolo uomo fortissimo, di ingiustizie non ne tollerava. Nemmeno quella di una malattia infame alla quale ha ceduto senza arrendersi.

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